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IL BOOM DEL RAP

Scritto per noi da Andrea Mutti

La musica rap è l’unica forma vitale di musica esistente dopo il punk rock.“
   (Kurt Cobain)

A volte, mentre faccio zapping alla TV, mi capita di fermarmi a guardare il programma “E poi c’è Cattelan” su Sky Uno e noto che molto spesso vengono invitati cantanti rap come Coez e Ghali, Guè Pequeno, Fedez, J-Ax e Fabri Fibra, Marracash, Sfera Ebbasta, Emis Skilla, Jack La Furia.

Alcuni di questi nomi mi sono sconosciuti ma sono dentro alla playlist di migliaia e migliaia di adolescenti perché in Italia il rap si è tanto diffuso, diventando il genere musicale più immediato, più vicino ai giovani.

Mio fratello, che vive a Milano, mi dice che quando è nei pressi del Duomo vede sempre più delle file incredibili che partono da Mondadori e arrivano fino in piazza, anche con pioggia, neve, gelo. Centinaia di ragazzini , spesso accompagnati dai genitori, in attesa per una foto e per acquistare un CD. Belli, colorati, sorridenti. Parlano tra loro di Charlie Charles e del suo sound riconosciuto (e invidiato o imitato) in tutto il mondo. 

Ma non devo andare fino a Milano a scoprire tutto questo nuova realtà, mi basta andare negli spogliatoi e vedere i ragazzi che alleno ascoltare a tutto volume con le mini casse bluetooth.

Violenza, volgarità e ironia, una società a ritmo di rap. Rime aggressive, testi misogini, esibizionismo, narcisismo: ma in fondo queste canzoni riflettono ciò che siamo diventati. Una sottile linea rossa. O di qua o di là. Spesso sia di qua che di là.

Un giro, ogni tanto, su YouTube ha la funzione di ascolto attivo, per capire, senza pregiudizi.

E ascoltare questa musica ci fa comprendere non solo  i gusti ma i sogni e le paure, in una parola che racchiude tutte le altre, le emozioni dei nostri adolescenti.

E’ qualcosa di enorme e spesso sotterraneo perché apparentemente così lontano dalle nostre generazioni, ma forse neanche poi così tanto, perché solo 20 anni fa, quando stavo per uscire dall’adolescenza , ascoltavo molto spesso, anche se non era il mio genere, la canzone “Quelli che ben pensano” di Frankie hi-nrg mc e le prime barre (ancora molto attuali) recitavano così:

Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi
A far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo
Il fine è solo l’utile, il mezzo ogni possibile
La posta in gioco è massima, l’imperativo è vincere
E non far partecipare nessun altro
Nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro
Niente scrupoli o rispetto verso I propri simili
Perché gli ultimi saranno gli ultimi se I primi sono irraggiungibili

E se andiamo più indietro nel tempo, nel 1992 Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, si mostrò molto lungimirante quando cantava:

Il rap, i nuovi cantautori
Senza chitarre ma con tanti rumori
E tante idee da dire più o meno intelligenti
Chuck D (bass!) illumina le menti
E fa che crescano i ragazzi aria di rinnovamento
E grazie a questo asfalto un nuovo rinascimento
Come quello che ha ridato forza ai neri americani
Fa che succeda anche per quelli italiani
Alla faccia di San Remo, delle televisioni
Comunichiamoci le nostre emozioni

Una domanda, la musica rap può essere una chiave di accesso per comprendere gli adolescenti di oggi ed entrare nel loro mondo?

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