Il Progetto
La struttura della Gabbia riproduce quella di un campo di calcio, di dimensioni ridotte e variabili, ma in cui la presenza di barriere impedisce l’uscita del pallone dal campo di gioco. Queste barriere, oltre a poter variare per dimensioni e materiali, possono interessare solo i bordi del campo oppure creare anche una sorta di soffitto che copra lo stesso.
Com’era nata, la gabbia?
Corrado Orrico, uno dei primi allenatori che coglie il vantaggio di un campo da gioco dove il pallone è sempre in “attività” ha sempre ammesso di non aver inventato nulla: «Il merito è di quei ragazzini che giocavano sulle spiagge livornesi, semmai sono stato il primo a scoprire la gabbia e a utilizzarla in modo scientifico negli allenamenti».
La Visione risale a un’estate della metà degli anni Sessanta.
“Il Maestro di Volpara” se li trova davanti “i gabbioni”: «campetti di calcio quasi in riva al mare, in cemento, avvolti da una rete tirata su per evitare che il pallone finisse ogni due minuti in acqua».
Eccola, la visione. In uno di quei campi, ma questo Orrico non lo può sapere, il livornese Armando Picchi, anche prima di diventare il capitano della Grande Inter, trascorreva le sue estati.
Leo Picchi, suo fratello, avrebbe poi tramandato la storia di quelle giornate torride ai Bagni Fiume: «Ogni giorno si finiva nella gabbia. Partite interminabili, a piedi nudi. I primi calci erano terribili, perché ti venivano le vesciche. Poi il piede faceva il callo. Potevi chiamarti Mazzola o Suarez, ma dentro la gabbia ognuno perdeva le sue stellette. Se c’era da picchiare, si picchiava. Se c’era da stringere qualcuno sulla rete, lo si stringeva. E pazienza se il dito ci rimaneva dentro».
L’evoluzione, la gabbia di Orrico all’Inter
Quando arriva all’Inter, nell’estate del 1991, Corrado Orrico ha bisogno di una sola cosa. «Dobbiamo costruire una gabbia». E gabbia fu.
«La gabbia serve a tante cose: ad affinare la tecnica, a sviluppare i riflessi, a velocizzare il gioco, a migliorare la condizione fisica perché si gioca senza un attimo di sosta e, a livello organico, è un impegno mica da ridere».
Sembra un giochetto banale, ma si pensi che veniva eseguito in uno spazio di campo ridotto fuori dal quale non si poteva scappare; si provi ad immaginare quindi, l’intensità con cui veniva affrontato dai miei calciatori.
La gabbia ed i social
L’avvento dei social non lascia immune nemmeno la gabbia: è la Nike che recupera l’idea per una campagna pubblicitaria in cui grandi calciatori del calibro di Totti, Figo, Ronaldo, Cantona si sfidavano all’interno di una struttura che richiama la gabbia, per l’appunto.
Il nuovo calcio: la gabbia di Sacchi al Milan
L’arrivo di Sacchi al Milan porta una ventata di novità nel mondo del calcio anche attraverso le metodologie di lavoro; anche il tecnico di Fusignano ne fa costruire una nel centro sportivo di Milanello.