16 aprile 2018.

L’ACCETTAZIONE DELL’ERRORE: COME TRASFORMARLO IN RISORSA

“Ma Nino non aver paura
di sbagliare un calcio di rigore
Non è mica da questi particolari
Che si giudica un giocatore
Un giocatore lo vedi dal coraggio
Dall’altruismo e dalla fantasia.”

Cantava così Francesco De Gregori nel ritornello della canzone “La leva calcistica del 68” dove il cantautore romano fonde la sua poesia con lo sport nazional-popolare più amato nel nostro paese. Il testo di questa canzone esplora le emozioni di un giovane calciatore, nel rapporto con il suo allenatore, arbitro del suo futuro, e sui valori che fanno di un uomo un vero giocatore e viceversa.

La canzone è stata virtualmente la colonna sonora della seconda serata dell’ABC dello sport, visto il tema della serata “La gestione dell’errore : come trasformarlo in risorsa ?”.

La dott.ssa Ilenia Federici è entrata subito nel vivo del discorso esortando i partecipanti all’incontro formativo, sempre più numerosi, a non educare i ragazzi al perfezionismo. Molto spesso da parte dell’adulto (genitore, allenatore, insegnate, educatore) non vi è accettazione dell’errore, quasi fosse il riflesso di un problema. Tale atteggiamento impedisce al bambino/ragazzo di imparare a trovare soluzioni (problem solving). Dall’altra parte si genera pressione sulla performance e in questo modo si perde il significato dello sport fatto di gioco di squadra, regole condivise ed impegno.

Gli allenatori spesso tendono ad “adultizzare” i ragazzi che allenano: sono meccanismi che vengono adottati inconsapevolmente ma sempre più frequentemente messi in atto, con il rischio di demotivare la continuazione allo sport. Ecco perché i bambini hanno le scarpette di gomma dura e il cuore pieno di paura.

La psicologa ha illustrato gli stili genitoriali  descrivendo per ognuno gli effetti: quello autoritario può portare a risultati negativi sul bambino: paura di sbagliare, ansia da prestazione, difficoltà a gestire l’insuccesso, paura di deludere le aspettative, difficoltà nelle relazioni sociali. Con lo stile permissivo si rischia che i ragazzini siano privi di obbiettivi. Lo stile trascurante ha l’effetto di rendere i bambini meno maturi sulla sfera cognitiva e sociale. L’invito è ad adottare uno stile autorevole, dove vi è sollecitudine e richiesta di risultati ma l’atteggiamento non è punitivo bensì incoraggiante. In questo modo il giovane sviluppa una maggiore consapevolezza di sé e dei suoi mezzi.

A questo punto Ilenia ha illustrato un paradigma diverso, spostando l’attenzione su una pratica sportiva emozionale. Lo sport è guardarsi attentamente, ascoltarsi empaticamente, sostenersi e condividere le stesse regole, abbracciarsi ed emozionarsi per favorire l’emergere della propria autenticità personale. Questo aspetto ha molti punti in contatto con un’altra strofa bellissima della canzone di De Gregori:

“Nino capì fin dal primo momento
L’allenatore sembrava contento
E allora mise il cuore dentro le scarpe
E corse più veloce del vento.”

“La leva calcistica del 68” può essere considerato un’inno alla resilienza, altro concetto importante messo in evidenza dalla dott.ssa Federici: davanti all’errore si dovrebbe educare alla resilienza in modo da sviluppare strategie di coping ed abilità personali. L’esempio del calcio di rigore calza a pennello: avere la forza di alzarsi, di persistere, di riuscire, permette ai ragazzi di gestire la paura di sbagliare.

L’istruttore della scuola calcio che verrà deve inserire dentro ai ragazzi un microchip emozionale in grado di sviluppare le loro motivazioni intrinseche, creando così una seconda natura: assumere una nuova identità attraverso l’allenamento. Un allenatore è prima di tutto un educatore, ha la responsabilità di proporre esperienze che permettano all’allievo di conoscere sé stesso e il mondo che gli sta attorno.

L’errore è parte integrante della vita di tutti i giorni. Ilenia ha chiuso il suo intervento con una bellissima citazione di Nils Bohr (premio nobel, 1922): “Un’esperto è un uomo che ha fatto tutti gli errori che è possibile compiere in un determinato campo.”

A fine serata nella sala della Fondazione Vivi Sport alleggiava un’aria di speranza perché in fin dei conti…..

“Il ragazzo si farà
Anche se ha le spalle strette
Quest’altr’anno giocherà
Con la maglia numero 7.”

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