portieri

LA SOLITUDINE DEI NUMERI 1

E’ una serata afosa di fine luglio, non importa l’anno o il luogo. E una serata importante per i ragazzi, uno di quegli appuntamenti che ti gonfia il cuore, dove l’adrenalina è a mille e genera mille emozioni e sensazioni anche fra loro contrastanti: è la partita che decide l’accesso alla finale di un torneo di calcio.

Nello spogliatoio c’è un silenzio quasi irreale, rotto dal solo rumore dei tacchetti sul pavimento e dagli “sguardi” dei protagonisti che con cura si stanno vestendo e che si intrecciano nella ricerca di un consenso, di un sorriso abbozzato o di uno sguardo. Gli occhi parlano ed il silenzio è assordante, come sempre quando arrivano momenti così importanti. E il linguaggio magico del calcio.

Chi segue con passione la squadra avverte questo momento, lo vive, lo fa proprio: Andrea, il mister si immedesima nella interpretazione di Al Pacino di “ogni maledetta domenica” per motivare la squadra: la tensione sale. La penna di Andrea disegna su un foglio appeso al muro i principi di gioco che i ragazzi hanno appreso durante gli allenamenti: aiuta i ragazzi a visualizzare la partita e a giocarla in anticipo.

La cura del dettaglio è essenziale, le ultime indicazioni, un assenso dei ragazzi ed è il momento del rito, fra un misto di tribale e di sacrale che li vede riuniti in cerchio dove tutti mettono le mani una sopra l’altra ed a squarciagola lanciano il loro motto: “you’ll never walk alone”, mito e realtà del calcio inglese diventa grazie alla intuizione del vulcanico e trascinatore Nicola: “1.2.3 Forza Valeggio olè” liberatorio della tensione accumulata e scendono in campo.

Ma il fato oggi ha deciso di entrare anche lui in campo

C’è un ruolo speciale nel calcio, unico, diverso da tutti: il portiere.

Gioca in porta ma quante porte deve aprire per entrare in campo?  Il portiere è diverso dagli altri, controlla tutto il campo, se il portiere sbaglia, è l’errore che nessuno dimentica, se para, pochi lo ricordano. Uno contro 21.  La solitudine dei numeri primi come il numero 1 che porta sulla sua maglia.

E un ruolo spesso dimenticato quasi mai addestrato.

La palla entra nella “sua” porta due volte: con un rimbalzo quasi magico si alza, lo supera, lo beffa quasi sospinta da Eolo il Dio del Vento per atterrare dietro quella riga bianca che segna un confine, che attribuisce giudizi pesanti, che obbliga il portiere a chinarsi per raccogliere la palla in segno di sottomissione.

Un silenzio irreale scende in campo: gli sguardi dei ragazzi sono rivolti in basso, le spalle ricurve, una sensazione di disorientamento mista a delusione e rabbia li pervade.

Come nel film sliding doors riavvolgo il nastro della partita la rigioco e decido in una serata afosa di dedicarmi a loro, ai numeri 1; io non ho mai fatto il portiere ma in quella afosa serata di fine luglio sono rimasto stregato dal “fato”. Il viaggio è affascinate è iniziato e continua da quella serata di luglio.

I portieri hanno le ali! Chi mette le ali a questi ragazzi? Uomini alati.

Giandomenico Cressoni

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