07 febbraio 2018.
Allenare al giorno d’oggi, in special modo nella realtà dilettantistica, è un’attività complessa ed articolata, vista la sua natura poliedrica. A dare una sua interpretazione alle tante sfaccettature dell’essere allenatori ci ha pensato Paolo Nicolato, attuale selezionatore della Nazionale Under 19 ed ex allenatore della Primavera del Chievo, che lunedì 05 febbraio ha illustrato la sua visione calcistica davanti ad un pubblico attento ed interessato, composto da allenatori e dirigenti della Gabetti Calcio, insieme ai quali erano presenti anche l’assessore Simone Mazzafelli e Lorenzo Bedin, responsabile del centro territoriale federale di Montichiari.
Paolo Nicolato ha iniziato la sua chiacchierata affermando che “il tempo a disposizione degli allenatori è poco e gli spazi sono stretti“, quindi è necessario ottimizzare e privilegiare cosa fare in modo efficace: concentrarsi sul lavoro con la palla, far vivere più calcio possibile, fare attività dedicate al gioco situazionale. Quindi bisogna concentrarsi su quello che abbiamo e non su quello che manca.
E prosegue: “Alimentare la passione è fondamentale perché nei dilettanti abbiamo di fronte ragazzi meno bravi tecnicamente rispetto ai professionisti e, per non correre il rischio di abbassare la motivazione, è essenziale prediligere la fase ludica nella proposta di allenamento, così i giovani calciatori si divertono facendo cose serie dedicate all’apprendimento”. L’allenatore deve essere convinto che la motivazione più consistente da fornire a un calciatore (per rimanere fisicamente, emotivamente e mentalmente nel gruppo) è far si che conservi dentro di sé l’aspetto ludico della propria scelta. È per questo motivo che diventa fondamentale la comunicazione : “I contenuti e le modalità devono essere specifiche per categoria, una cosa è comunicare con un ragazzino, una cosa è farlo con uno di 20 anni. In entrambi i casi, se sbaglio a comunicare, rischio di spegnere la loro passione che, al nostro livello di calcio dilettante, è la leva più importante per motivarli.” evidenzia il mister della nazionale che chiude l’argomento affermando che “Sapere comunicare è essenziale: meglio sapere poco ma sapere trasmettere“.
Nicolato poi introduce un’aspetto importante, tanto caro a Cruyff,: la semplicità nel calcio. Invita a non scomporre il gioco, a non lavorare sui particolari perché c’è poco tempo e si perde la visione di insieme, insegnare pochi concetti chiari, creare esercitazioni che favoriscano il gioco realizzando gli obiettivi preposti.
Si sofferma anche sul fatto che il settore giovanile deve crescere per comparti di apprendimento, partendo dalla tecnica di base e dalla tattica individuale, in modo che, una volta arrivati alla categoria Allievi, si assembli il tutto.
Per quanto riguarda la scuola calcio, il mister suggerisce un approccio umanistico, mettendo i bambini al centro dell’attenzione e creare idee per renderli autonomi e competenti. A questo punto va controcorrente, affermando: “Se devo pagare di più un allenatore, lo faccio con quelli che allenano i ragazzini, e qui ci metto i più bravi, perché è a questo livello che si rischia di fare i maggiori danni, allenare una prima squadra è paradossalmente più facile”. Dicendo così sottolinea l’importanza della capacità degli allenatori, soprattutto con le categorie dei più piccoli, perché è fondamentale entrare nel loro mondo al fine di creare una relazione forte.
E non finisce qui… “Chi non si forma, si ferma”.
È il motto degli allenatori della Gabetti Valeggio che, come già anticipato, mercoledì 28 febbraio si confronteranno con Lorenzo Bedin, che sarà presente sul campo centrale di Valeggio per proporre la nuova metodologia dei centri territoriali federali, ideata da Maurizio Viscidi e condividerla con loro.
Un’altra occasione per apprendere dall’esperienza di professionisti competenti ed appassionati come sono, appunto, Lorenzo Bedin e Paolo Nicolato.